Borghesi le stanze rivedo, è notte fra poco è Natale
fra pentole e fumi mi siedo, pulisco le acciughe dal sale
la cioccolata i biscotti, m’avvedo non essere uscito dall’uso di facili versi, ma cari ad un certo pudore
i cibi son modi diversi, di dispensare languore Il pranzo fra amici, la cena, preparo con cura la tavola
preparo stasera l’amena vecchia lontana mia favola Non vengon dabbene gli zii, non viene neppure il curato
non sento gli schricchiolii del larice alquanto tarlato Non vedo gli specchi riflettere le luci delle candele
eppure affido alle lettere il modo mio d’esser fedele non sono mai stato vicino come dentro a un salotto
ai portici, ai tigli a Torino ed al suo bisbiglio bigotto Lontano il camino che arde fra risa di gente che avvampa
io sento le voci bugiarde di bavarese una stampa Ecco arrivato il Natale viene servita la cena
si brinda con il boccale di birra la sera è serena E mentre festeggio appagato l’arrivo dell’ultimo piatto
penso non esser mai stato sì fido ad un mentecatto mendico infatti il fanciullo della sua rima il conforto
recito, così mi trastullo celebro l’arte d’un morto.